lunedì 10 giugno 2013

In attesa dell'estate: Ginevra, la pioggia e imparare il francese

Tic tic tic... la pioggia batte incessantemente sulla tettoia del cortile. La porta che separa la sala dalla parte esterna della casa è di legno, con una parte in vetro, divisa in sei quadrati identici. Riesco a vedere gli alberi verdi, le foglie bagnate, le gocce che cadono per diventare un tutt'uno con la pozzanghera per terra. 
Avevamo avuto una settimana di tregua da questo tempo che... è quel che è, tutto tranne estate, tutto tranne giugno. Ah no, è vero che giugno-uguale-estate si addice di più a Faenza, dove il rumore dei tamburi, "l'odore dei tigli e le prime serate in bicicletta" (come dice la mia carissima amica Faith) inaugurano la stagione del mare, i gelati e le sagre. 

Per un attimo, mi è sembrato di essere tornata adolescente, le prime estati in Italia, i primi caldi -per me- nei mesi centrali dell'anno (forse, soltanto ora dopo dieci anni in Europa, mi sono abituata all'idea del mio compleanno in canottiera e pantaloncini!), le prime storie coi ragazzi. Ma a Faenza allora c'era il sole, oggi sono a Ginevra e fuori piove. Meno male che la mia vita non dipende dal tempo né tantomeno dal meteo, altrimenti dovrei dire che la mia nuova vita qui fa schifo. E invece...
...è da ormai un mese e mezzo che sono qui (solo?) e la città mi piace: piccola, tranquilla ma con un'impronta elegante, di una certa rilevanza internazionale. Credo che la gente che abita a Ginevra sa di abitare in una città riconosciuta a livello globale come cuore diplomatico del mondo, lo sanno perché loro stessi sono funzionari diplomatici stranieri, o sono svizzeri ma lavorano per una grande banca i cui impiegati sono più che altro stranieri, o per una grossa azienda dove, oltre al francese, si parla inglese, tedesco e spagnolo. O perché sono portoghesi e gestiscono uno dei tanti ristoranti portoghesi della città, o sono filippine, brasiliane, peruviane e sono le femmes de menage et de repassage, oppure giovani ragazze americane, spagnole, italiane, inglesi che tra l'università e i corsi di francese fanno qualche ora come babysitter, nounou o garde d'enfants

La mia vita ginevrina mi piace, non solo perché abito con l'uomo che amo, ma perché sto studiando un'altra lingua, e non una qualsiasi lingua, ma il francese, che ho sempre desiderato imparare. E voilà, eccomi qui, a Ginevra, dopo aver fatto un corso intensivo di francese primo livello. Vi faccio il punto della situazione? 

-Finito il corso alla Scuola Migros (un po' costosa -come tutto qui a Ginevra!- ma molto utile, forse ho avuto solo fortuna e sono capitata nella classe giusta, chissà), ho deciso di proseguire lo studio del francese per conto mio fino ad arrivare al livello B1, dove opportunamente si ferma il libro che ho acquistato per il corso. 
-Nel frattempo, quando sono a casa, tengo la TV accesa, con l'opzione 'sottotitoli' on. Utilissima questa cosa, piano piano mi faccio l'orecchio e arricchisco il mio vocabolario con parole nuove e aggiornate. Ascoltare la radio sarebbe altrettanto utile, ma sicuramente più impegnativo considerando la mancanza di immagini e di riferimenti visivi. Prossimamente!
-Come molte altre città, Ginevra offre ai suoi abitanti un quotidiano semplice e forse non troppo ricercato come linguaggio, quindi perfetto per chi, come me, vuole imparare a scrivere bene in francese. Il giornale si chiama "20 minutes", ecco la versione online. 
-Ogni volta che esco per fare la spesa provo a parlare un po' in francese. La paura e il blocco linguistico sono importanti, ma dico a me stessa "hai già imparato altre lingue prima, hai già parlato in francese al corso e i tuoi compagni ti capivano, cosa potrebbe succedere di così grave?". Niente, potrebbe succedere che non parlerei bene come io vorrei, con la giusta pronuncia, con le parole più azzeccate. Lo so, tendo ad essere una perfezionista in fatto di lingue...Ma ci provo! 

Ah, e per concludere in bellezza: sto molto bene, questo finesettimana vado due giorni in Germania, poi il prossimo weekend torno alla mia cara Faenza per finire due settimane nel Sud della Spagna, fermata a Madrid compresa. 

A la prossima, con l'aggiunta di foto!

venerdì 3 maggio 2013

Scrivere quando piove: Ginevra seconda settimana

Prima di partire, la mia cara amica/ex coinquilina B. mi ha regalato un taccuino con sopra disegnata una macchina da scrivere. Nella prima pagina, leggo: "Scrivete ogni giorno sul taccuino la cosa migliore che vi sia capitata, v'accorgerete di avere una vita meravigliosa" (Inés De la Fressage).

L'altro giorno, un po' annoiata un po' alla ricerca di qualcosa di interessante, curiosavo su internet e mi sono imbattuta in un post di un blog che seguo (anche se non assiduamente). Parlava dell'importanza di scrivere ogni giorno, testi brevi all'inizio, ma scrivere, scrivere, scrivere. 

Ammetto di non scrivere ogni giorno come forse vorrei. A volte mi sembra di non avere niente di interessante da raccontare, o niente di nuovo. Ci sono giorni, invece, in cui la voglia di scrivere c'è, ma non sono sicura di voler condividere certi pensieri con chi mi legge, forse sarebbe meglio tenermeli per me, no?

Eppure, è una specie di catarsi.
Genève spring
Vita ginevrina, cartolina.

sabato 27 aprile 2013

Ginevra: prima settimana, casalinga poco disperata

Oggi non scriverò di poetesse innamorate, né delle mie riflessioni notturne. No, dirò basta ai miei soliti viaggi mentali e vi parlerò di un viaggio vero, pieno di ostacoli e avventure, dove non mancano di certo l'amore e gli intrighi, un viaggio reale, appena iniziato. 

Bene, eccomi alla mia prima settimana da "fissa" a Ginevra. E' stato un trasferimento molto atteso, rimandato per il tempismo perfetto del citomegalovirus e per il riposo forzato che n'è seguito. 
Avevo lasciato Ginevra il 20 marzo, l'inverno era ancora inverno: freddo, sciarpe e cappotti. Tornata un mese dopo, la ritrovo bella, fiorita e limpida. Rimane, tuttavia, un po' misteriosa ai miei occhi; non riesco ancora a coglierne i meccanismi, le dinamiche interne. So che è una questione di tempo, quando troverò un lavoro, molte cose saranno diverse.

jet d'eau genève bsz2013
Jet d'eau - Genève

venerdì 12 aprile 2013

Il piacere della scoperta: Blaga Dimitrova

Mi piace farmi sorprendere dalle infinite possibilità che ci offre Internet. Mi capita spesso, infatti, di curiosare in giro: siti-web, Facebook, forum, Google per di più. Clicca di qua, clicca di là e poi mi imbatto in testi bellissimi, forti nella loro verità. Allora inzia una piccola-grande ricerca a caccia dell'autore del testo in questione. E sono sempre scoperte piacevoli, di una Vita, di tante passioni, di orizzonti ignoti. Sono scoperte che saziano la curiosità, alimentano l'immaginazione e coccolano l'anima. Fino al prossimo ritrovamento!

Blaga Dimitrova

Blaga Dimitrova nasce in Bulgaria il 2 gennaio 1922. Poetessa, scrittrice, redattrice, politico, donna. 
Laureata in Filologia Slava, studia anche pianoforte, disciplina che segnerà la grande sensibilità della sua vita d'artista. Scrittrice molto prolifera, collabora con diverse riviste letterarie. I suoi primi lavori poetici sono componimenti brevi, semplici ma diretti, forti nello spirito giovanile e nella scoperta di se stessa.
I testi successivi sono un riflesso del suo impegno politico e sociale. La Dimitrova, infatti, visita in diverse opportunità il Vietnam durante la guerra e adotta anche un bambino vietnamita. Partecipa, inoltre, alle conferenze internazionali sui diritti dell'uomo e pubblica testi di grande impegno sociale. Muore a Sofia il 2 maggio 2003.

Ecco cosa scrive Valeria Salvini (docente di Lingua e Letteratura Bulgara presso l'Università degli Studi di Firenze e traduttrice verso l'italiano della Dimitrova) su di lei:

La caratteristica principale della Dimitrova rimane, durante il suo intero percorso, quella di una costante ricerca di evoluzione personale, di possibilità infinite di realizzarsi in una sfida continua alle circostanze mutevoli connesse tanto alla sfera sociale che privata. Nel suo difficile cammino in verso e in prosa, dal 1937 ad oggi, non si è sentita comunque mai isolata, sorretta dall'ansia di far proprio quanto il mondo della cultura potesse via via offrirle.
Ora, una selezione personale delle poesie di Blaga Dimitrova (traduzioni in italiano naturalmente) che mi hanno spinto a scrivere questo post.

Blaga Dimitrova Bulgaria



IL CAMMINO FINO A TE
Fu lungo il mio cammino fino a te,
la vita intera quasi ti cercai
per serpeggianti avidi incontri
con altri, e tu non venivi.

E fino a dove s'apriva il tuo sguardo,
ombre attraversai e rumori sordi,
ma trapelava da me soltanto
purezza di suoni - per amor tuo.

Ogni tua carezza io piansi,
Prima che fosse nata la difesi,
e il nostro futuro incontro custodivo
con pazienza nel mio petto.

Fu lungo il mio cammino fino a te,
immensamente lungo, e quando tu davvero
finalmente davanti a me sei apparso,
ho riconosciuto te, ma me stessa a stento.

Immensi spazi avevo in me raccolto,
sconfinati aromi, timbri e desideri,
e abbracciavo ormai uno spazio così vasto
che accanto a me dovevi fermarti.

Fu lungo il mio cammino fino a te,
e ci ha unito per un incontro breve.
Sapendolo... di nuovo sceglierei
questo lungo cammino fino a te.

MATTINO
Era necessario un addio, perché capissi,
che non c'è un addio per noi.

Per sempre porterò in me quest'alba
come segno di bruciatura.
Alzàti sul far del giorno,
partimmo verso l'aeroporto grigio
ed eravamo contenti, perché era così lontano.

La mia ultima parola fu un sorriso.

E sopra di noi sorgeva con l'addio
l' incontro vero e l'amore.

DONNA SOLA IN CAMMINO
Scomodo rischio è questo
in un mondo ancora tutto al maschile.
Dietro a ogni angolo ti aspettano
in agguato incontri vuoti.
E percorri vie che ti trafiggono
con sguardi curiosi.
Donna sola in cammino.
Essere inerme
è la tua unica arma.

Tu non hai mutato alcun uomo
in protesi per sostenerti,
in tronco d'albero per appoggiarti,
in parete - per rannicchiarti al riparo.
Non hai messo il piede su alcuno
come su un ponte o un trampolino.
Da sola hai iniziato il cammino,
per incontrarlo come un tuo pari
e per amarlo sinceramente.

Se arriverai lontano,
o infangata cadrai,
o diventerai cieca per l'immensità
non sai, ma sei tenace.
Se anche ti annientassero per strada,
il tuo stesso partire
è già un punto d'arrivo.
Donna sola in cammino.
Eppure vai avanti.
Eppure non ti fermi.
Nessun uomo può
essere così solo
come una donna sola.
Il buio davanti a te cala
una porta chiusa a chiave.
E non parte mai, di notte
la donna sola in cammino.
Ma il sole come un fabbro
schiude i tuoi spazi all'alba.

Tu cammini però anche nell'oscurità
e non ti guardi intorno con timore.
E ogni tuo passo
è un pegno di fiducia
verso l'uomo nero
col quale a lungo ti hanno impaurita.
Risuonano i passi sulla pietra.
Donna sola in cammino.
I passi più silenziosi e arditi
sulla terra umiliata,
anche lei
donna sola in cammino.

FELICITÀ
Nel fondo di questa notte
la tenebra mi potrebbe soffocare
se accanto a me non ci fosse lui -
finestra aperta, illuminata
da cui prendere il respiro.

ERBA
Nessuna paura
che mi calpestino.
Calpestata, l'erba
diventa un sentiero.

SALA D'ASPETTO
L'intero spazio della mia vita
fu una sala d'aspetto da soglia a soglia,
racchiusa da vetri con aria in cornici d'acciaio
sotto le picche incrociate
di lancette d'orologio.

Stare in ascolto. Sussurrare. Trattenere il respiro.
Attendere un qualche segnale.
Ritardo. E di nuovo.
Ancora un poco. Già domani. Ancora
un attimo di pazienza infinita.

Se sbattevo l'ala contro l'aria vitrea,
invece di infrangerla,
era l'aria a spezzare la mia ala.

Sono già trascorsi i miei secondi.

Non saprò aspettare. Ma confuso
come in un sogno apparve
attraverso i vetri sporchi,
quasi in uno specchio nella nebbia,
il mio volto riflesso.

Era il volto stesso dell'attesa,
giunto al punto di pietrificazione.

E ho capito, all'improvviso:
c'è sempre un'ultima scadenza
per infrangerlo col naso -
per smuovere quest'aria inchiodata.

Non arriverà più un treno da altri luoghi.
Non più.

Dovrò io stessa diventare
il fischio di un treno lontano,
e un ritmo affannoso
sempre più veloce, sempre più vicino,
sempre più qui!

REBUS D'AMORE
In un certo ventoso crocivia
del caso e del probabile
un uomo con voce di serale chiarore
mi invitò all'interno del segreto.

Senza alcuna motivazione
di me stessa stupita
davanti a me stessa eretta
mi fermai sulla soglia.

E rimanemmo così
per sempre nell'inesplicabile
come due ombre di guardiani
davanti all'ingresso del desiderio.

Ora posso affacciarmi
nel profondo delle notti,
perché non sono più mie.

L'amore è desiderio
di provare il dolore fino in fondo
allo schiudersi degli occhi.
Poi, svelandosi,
si uccide da sé
ad occhi aperti.

L'ho salvato, mi chiedo,
quando l'ho costretto
alla cecità?

TUTTO E' AMORE
Non aver fretta! - mi sussurrava una segreta voce. -
Non è matura l'ora dell'amore! -
Ed io, incorreggibile disubbidiente,
Soltanto a lei, Dio, ho dato ascolto -
né io stessa so il perché.

Non aver fretta! - E i grappoli tintinnano -
le campane di pioggia e di bronzo solare,
e nelle botti il vino sogna la tempesta,
si inaridiscono e si screpolano le labbra,
salate da una goccia di sangue.

Mistero d'amore, io non ti ho riconosciuto
nello sbocciare istantaneo della primavera.
Come è tangibile ciò che non sfioriamo,
come il calice non bevuto inebria,
come tutto è amore!

SPERIAMO
Speriamo che l'attimo non ti colga,
completato tutto,
posto a coronamento un punto
come chiodo conficcato nella parete
alle tue opere sognate.

Speriamo che l'attimo non ti falci,
invitato quasi al giubileo, -
avendo coronato fino in fondo
con accordo di bravura
i sogni in tuo possesso.

E nemmeno una parola non detta fino in fondo,
e nemmeno un rigo non finito di cancellare,
e nemmeno un' idea abbandonata
per un qualche futuro
passo verso l'incompiutezza.

Questo vorrebbe dire
che prima ancora di incominciare,
eri già finita,
senza un chicco solo che germogli
nella terra in attesa.

Speriamo che l'attimo arrivi prima.

ILLUMINAZIONE
Entro nella vecchiaia in punta di piedi,
come in un bosco d'autunno,
passo dopo passo sulle foglie vive
che ancora cadono.
Davanti a me - l'albero della vita.

E lentamente con sguardo ansimante
salgo verso il passato
e scendo nei giorni futuri.
Finalmente! Tanto infinito è per me
il cammino senza fretta.

Le direzioni non sono avare di curve.
La lontananza non fa male.
Non colpisce il gong della luna.
Non può essere incatenato
lo spirito che ha infranto le catene.

Non ti può essere tolto
quello che hai dato.
Mi rimane un'ultima
goccia di luce senza fine.
E spira pace dal mondo intero.

IL DESTINO
Ma viene l'attimo quando
alla porta bussa il Destino
con la tua stessa mano.

Non puoi non aprirgli.
E mette in fuga il silenzio
con la voce tua.

Quel che è scritto per te -
con calligrafia incerta
sarai tu stessa a scriverlo.

Se per paura lo cancelli,
cancellerai il tuo volto
con il gesto tuo.

Il Destino prende dimora in te.
E dove potrai fuggire, tu,
più lontano dalla tua pelle?

FINO A QUANDO STARAI IN PIEDI
Non scordarti di gioire! -
gli alberi saggi sussurrano
e con le ginocchia falciate
con fragore cadono sotto la scure.
Non scordarti di gioire!
Fino a quando starai in piedi
fino a quando andrai incontro al vento
fino a quando respirerai l'altezza.

Fino a quando la scure resterà assopita.

IN TEMPO
Mi perdo nelle cavità del crepuscolo
dove si incrociano
ricordi e sogni.
Non ho più meta
da rincorrere.
Arriverò in tempo,
troverò la strada,
per quanto sia scura
la notte calante.

TESTAMENTO
Cercami nelle parole
che non ho trovato

AMORE
Ho perso l'andatura trascurata,
ho perso la mia risata presuntuosa
e il silenzio mite dell'anima,
e la freschezza nello sguardo distratto,
e di notte il sonno.

Ho perso i sentieri che mi attiravano,
la ribellione, e la libertà,
l'imprevisto, e il suono dei canti -
ho perso tutto, ma sono la più ricca
la più prodiga del mondo.

ABBRACCIO
Cuore nel cuore. E respiro nel respiro.
Così vicino a me, tanto da non vederti.
Oltre la tua spalla vedevo in lontananza un monte oscuro.
Ero protesa in uno slancio quasi a oltrepassarti.

Sentivo battere il cuore impazzito delle stelle.
Accoglievo il vento affannato, rivestito di foglie.
Mi aprivo alle ombre dei boschi che venivano incontro
e ai rami che si aprivano ad abbracciare la notte.

La lontananza inspiravo in un sorso enorme.
Premevo vento, nubi e stelle al mio petto.
E nel cerchio stretto di un abbraccio
ho rinchiuso l'infinito intero del mondo.

A DOMANI
- A domani! - dici tu e già te ne vai.
Con sguardo impaurito io t'accompagno.
A domani?... Ma domani è immensamente lontano.
Davvero tante ore fra noi si porranno?

Fino a domani per me sarà ignota
l'ombra mutevole della tua fronte,
il discorso ardente e pulsante della mano,
dei tuoi pensieri il fluire segreto.

Prima di domani, se vorrai bere, non potrò
essere la tua fonte. Se il freddo
ti avvolge - non sarò il tuo fuoco.
Se hai timore del buio - la tua luce.

- A domani! - tu dici e parti
e non senti nemmeno che non hai risposta.
- Al giorno estremo! - mi aspettavo dicessi
e rimanessi con me fino al giorno estremo.

DESIDERIO
Mi avvolgano ali, senza racchiudermi.
Il mio spirito aperto, non in me ripiegata.
Non dietro a una spalla, al sicuro protetta,
ma fianco a fianco contro il vento in bufera.

SENZA AMORE
Da questo momento vivrò senza amore.
Libera dal telefono e dal caso.
Non soffrirò. Non avrò dolore né desiderio.
Sarò vento imbrigliato, ruscello di ghiaccio.

Non pallida per la notte insonne -
ma non più ardente il mio volto.
Non immersa in abissi di dolore -
ma non più verso il cielo in volo.
Non più cattiverie - ma nemmeno
gesti di apertura infinita.
Non più tenebre negli occhi, ma lontano
per me non s'aprirà l' orizzonte intero.

Non aspetterò più, sfinita, la sera -
ma l'alba non sorgerà per me.
Non mi inchioderà, gelida, una parola -
ma il fuoco lento non mi arderà.
Non piangerò sulla crudele spalla -
ma non riderò più a cuore aperto.
Non morrò solo per uno sguardo -
ma non vivrò realmente mai più.

PERDITA
Non so se mi ero innamorata di te.
Mi innamorai però di altre cose, lo so:
di una stanza scomoda rivolta a nord,
di una teiera che crepitava di sera.

Degli alberi mi innamorai che toglievano spazio,
dei solitari e soffocanti cinema di quartiere,
dei dolorosi ricordi di prigione,
di un muro ferito dalle bombe.

Delle fermate del tram, delle foglie ricoperte di brina,
di una calda tasca con castagne bruciate,
della pioggia scrosciante, del suono del telefono,
perfino della nebbia fonda color cenere.

Di tutto il mondo mi ero innamorata, non di te.
Lo scoprivo nuovo, interessante, ricco.
Per questo soffro... Non per averti perso.
Altro ho perduto - il mondo intero.

I PIU' UNITI
Vuoi che rimanga per te solo un'amica.
Come posso capirlo?
Che mani fuse fino al dolore
ora si sfiorino appena?

Sguardi che assetati si bevevano al fondo -
accennino soltanto un saluto?
Labbra senza pietà ardenti
si scambino semplici frasi?

No, non siamo buoni amici.
Non può esistere un mezzo-amore.
Eravamo i più uniti... Per questo, da ora
nel mondo saremo i più estranei.

Testi tratti da Poesia Bulgara, bulgaria-italia.com

sabato 16 febbraio 2013

Le lettere nel cassetto

Se pensi a quella volta in cui hai scritto una lettera, una bella lettera sincera, una lettera d'amore. Probabilmente ti sei seduto nell'angolo più tranquillo di casa tua, hai preso la biro in mano e hai indugiato davanti al foglio di carta: scrivere di getto o fare una mala copia? Volevi iniziare con una frase ad effetto, o una battuta per strappare un sorriso all'altra persona. Ci tenevi a quella persona, l'amavi forse. 
Ora, rovistando tra i cassetti e le cose che avevi messo via insieme agli sguardi, le belle parole e gli addii, ritrovi la stessa lettera; non ti ricordi più il motivo per cui ce l'hai te e non l'hai mai consegnata al destinatario. Non importa, quelle frasi scritte a mano su un foglio di carta qualsiasi, in un tempo che non è oggi, è andato, finito chissà dove, quelle parole d'amore, d'amore sincero (forse?), non hanno più un senso per te. Che fatica riconoscersi tra quelle righe (ho davvero scritto quelle due parole?), o guardare una vecchia foto, voi due sorridenti (felici?) e chiederti se eri veramente tu quella persona che fa le smorfie davanti all'obbiettivo. 

lunedì 14 gennaio 2013

Rondine


Stringo la rondine tra il pollice e il dito indice e per un attimo non vola. Lì, racchiusa tra le mie dita, si agita indecisa sul da farsi e, a me, fa guadagnare del tempo: per rispondere a quella domanda che mi spiazza, o guardare quegli occhi che mi cercano insistenti. Verdi, marroni, verdi.
I suoi riflessi dorati illuminano il mio viso attonito, chissà perché lei riesce ad attirare la loro attenzione, stesse parole, stessa stretta allo stomaco. Eppure, i brividi sono altri, il cuore è più vasto, più non si può.

Mi fai notare che stringo troppo la rondine, tanto non vola via, dici. Vero, ma lei mi ricorda un po’ chi sono, i chilometri fatti per arrivare a te, i viaggi di sola andata che però finivano sempre nello stesso ritorno, la rotta persa e poi ritrovata. Comprendi la paura di perdere quella libertà di partire, volare, ritornare? E se poi scopro di non essere una rondine, che ne sarà di lei? Rimarrà quel che è forse, un simbolo appeso al collo.
Un simbolo.

Stringo forte il ciondolo tra le mie dita, lo faccio girare destra-sinistra, sinistra-destra. All’improvviso, lo lascio, dondola un po’, ma la rondine resta lì, bella dorata appesa al mio collo. Chissà se simbolo o meno, non vola via nemmeno questa volta.

venerdì 4 gennaio 2013

Il silenzio in via Paradiso

Tornare a casa a piedi risveglia sempre dei pensieri in me. Via Paradiso è deserta in tutta la sua breve lunghezza; qualche luce di Natale quà e là, l'odore di un camino acceso. 

Regna il silenzio in via Paradiso, non poteva avere un nome più azzeccato, io da sola cammino, passo dopo passo, e penso. Tanti pensieri si affollano nella mia testa e spingono per uscire: il lavoro che non c'è e di cui avrei tanto bisogno, le incertezze del conto in banca che disturbano il sonno, le distanze, io che mi impegno a sfidare la geografia, quanta bellezza c'è in quegli occhi verdi, le amiche che sono preziose, le scelte fatte, le scelte che verranno, perché aspettare il nuovo anno per avere dei buoni propositi? Cambiare non è facile, eppure un giorno ti svegli e sei già diversa, voilà, non stai forse meglio ora?; e i cambiamenti in amore, come la mettiamo? quelli sono meno belli, ma anche essi succedono, e prima o poi ti ci adegui se sei intelligente; altrimenti resti aggrappato a qualcosa che non esiste più, succede anche questo; e i sogni? metterli da parte per un po' o lottare sempre e comunque per farli avverare? Ti laurei e non trovi lavoro, è la norma da queste parti ormai, e se provi a pensare per un attimo a cosa sei brava a fare, in cosa eccelli...probabilmente è qualcosa che ti piace davvero tanto, qualcosa che fai anche nel tuo tempo libero (tempo libero? ce n'è solo di quello ultimamente), qualcosa che ti fa fare le ore piccole se necessario. Ok, non quello, tutti sono bravi, chi più chi meno, ma io intendo, ti sei mai chiesta quale sia la tua passione? Una lucina si accende, forse basta indirizzare le tue energie in quella direzione, forse. 
L'età è quella che è, bella, vivace e piena; quello che pensano gli altri, io rido; tutti parliamo d'amore perché ci piace credere che abbiamo una risposta ad ogni cosa, che l'amore è, che l'amore non è, che non è amore vero (esiste forse l'amore falso?), che l'amore libera, che l'amore è magia, che bisogna amare senza ma e senza perché. Anch'io ne parlo, tanto, a volte serenamente, altre volte l'euforia invade i miei discorsi e vorrei che tutti sapessero...ma lo sanno, lo sanno, come dice quell'intellettuale argentino: "l'amore è volgare, perché succede a tutti, non solo a te". 

Lo squillo del telefono interrompe il flusso di pensieri e viaggi mentali, pronto? oh quella voce: sorrido e...questo pensiero, però, me lo tengo me.